Chi, nel corso della sua esistenza, non ha mai conosciuto un momento nel quale la spinta alla vita, le passioni, l’entusiasmo, l’investimento nelle piccole e grandi cose quotidiane sono venute meno opacizzandosi?
La depressione è, in molti casi, legata ad un distacco, ad una perdita, ad un allontanamento, ad una delusione cocente.
La depressione nasce dall’incapacità di elaborare un lutto, di attraversare quel ponte che ci separa dal passato.
La depressione è un buio che cala in modo subitaneo e spesso inaspettato.
La depressione, se non trattata, può assumere forme gravi, tali di invalidare il cammino e l’orizzonte di vita di un individuo.
Depressione reattiva, depressione maggiore, disturbo bipolare: etichette che stanno ad indicare come la depressione non è una malattia immobile ma, al contrario, una patologia che lavora nel sottosuolo.
Come il moto delle onde marine che ripetutamente ed in maniera regolare si infrangono sulla battigia per poi ritrarsi, e fare spazio ad altre onde ancora. Onde che però sono nere, oleose, colme di pece e muschio viscoso.
Ed ogni volta che riescono ad arrivare a lambire la sabbia, se ne mangiano un po’.
Ogni giorno un piccolo pezzetto di terra cede, dissolto nell’acqua che lo disperde e lo inghiotte, sino a far ritrarre la spiaggia stessa di molti metri nell’arco di breve tempo.
Questo fa la depressione: divora il tempo, lo rende vuoto e ripetitivo.
Svuota di senso le azioni quotidiane, tramutandole in una opaca ritualità.