Come riconoscere i sintomi dell’anoressia?
I segnali predittori dell’esordio di un disturbo alimentare sono di ordine comportamentale e nutrizionale: la persona comincia a privarsi del cibo, spesso iniziando diete “fai da te” oppure scegliendone alcune che, seppure adeguate, qualora portate all’estremo divengono l’unico regolatore della vita del soggetto.
Sovente il rifiuto del cibo è accompagnato da un intensa attività sportiva, utilizzo di lassativi, un attenzione smodata su pochi ettogrammi persi o guadagnati.
Si può arrivare al vomito autoindotto, condotta che porta il soggetto a servirsi di ogni possibile stratagemma per rifugiarsi in zone chiuse agli occhi dell’altro.
Per contro, ci sono dei sintomi fisici che consistono in un abbassamento dell’indice di massa corporea, corrosione dei denti (causata dai frequenti episodi di vomito indotto), aspetto del corpo emaciato, scomparsa delle mestruazioni nelle donne.
Spesso il soggetto appare normopeso perché mantiene l’equilibrio tra le quantità enormi di cibo che ingurgita e quelle che riesce a espellere attraverso questi meccanismi.
Il soggetto che teme in maniera non equilibrata di ingrassare, avendo una percezione distorta del suo aspetto fisico, conduce una ricerca tra gli amici e su internet alla scoperta di metodi per perdere peso come le diete miracolose o la frequentazione di gruppi Pro Ana, insiemi di persone che dispensano consigli su come perdere peso, come ‘mentire’ al propio medico e-o nutrizionista, quali stratagemmi escogitare per maniere il peso sotto soglia.
Come si cura l’anoressia
L’anoressia, la bulimia e tutti i disturbi del comportamento alimentare si curano con un approccio di tipo integrato che preveda la presenza del medico, del nutrizionista e dello psicoterapeuta.
Il paziente deve dapprima essere aiutato a ripristinare i valori corporei che consentono una vita adeguata e, nei casi più gravi, è necessario riportare il soggetto a un peso sufficiente per espletare le normali attività.
Al contempo la psicoterapia deve accompagnare il soggetto con l’obiettivo di indagare i motivi profondi che lo hanno portato a scegliere di evidenziarsi attraverso il proprio corpo rifiutando il cibo e dunque l’altro.
Si tratta di ripercorrere la storia dell’individuo attraversando le fasi cruciali della sua vita: difficoltà, distacchi, separazioni. momenti d’impasse, rapporto con le figure famigliari, relazioni attuali.
La psicoanalisi ha il compito di aiutare il paziente anoressico a ritrovare quel filo interrotto per ricucire un tessuto ove dare alla sua vita una seconda possibilità.
Si può morire di anoressia?
Sì. L’anoressia, specie restrittiva, non riconosciuta, lasciata andare fino alle sue estreme conseguenze, può portare alla morte.